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Vivere Chiesa di Sant'Antonio Abate

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Interno

Ad aula unica, conserva l’opera d’arte di maggior pregio della città di Marostica: la pala dell’altare maggiore nota come la Predica di San Paolo all’Areopago di Atene di Jacopo Dal Ponte (1510 c.- 1592), detto il Bassano, e di suo figlio Francesco, eseguita nel 1574.
Gli altari di cui la chiesa è ricca sono impreziositi da paliotti, i quali risalgono ai secoli XVII e XVIII. Il paliotto sul fronte della mensa dell’altare è ricco di decorazioni che fanno riferimento al santo cui l’altare è dedicato, è in pietra e scagliola incisa e testimonia la presenza nel territorio di maestri scagliolisti di grande perizia e bravura. Gli affreschi con la Gloria di San Antonio Abate nei tre scomparti del soffitto della chiesa si devono a Giuseppe Graziani (1699- dopo 1760). Il frate Felice Cignaroli (1727-1796) è l’autore della pala d’altare (1768) che raffigura la Deposizione di Cristo con Santi. Testimonianza della presenza francescana è il dipinto di Luca Martinelli del 1617 che raffigura la Santissima Trinità e Santi: ai lati della Trinità si possono ammirare i santi Ludovico da Tolosa, Bonaventura, Francesco e il Papa Pio V.

Chiostro

È quanto di originale si può ancora vedere dell’antico Convento. Struttura semplice, che si sviluppa su due lati, è un chiostro con portico, con un piccolo giardino interno, un modesto brolo e pochi vani di modeste dimensioni che ben testimoniano la semplicità e la parsimonia della vita francescana. Sotto il portico del chiostro sono conservate alcune opere scultoree quali San Rocco e San Sebastiano, risalenti al XV sec., San Bernardino da Siena e San Giuseppe, San Pietro e San Paolo, sculture che un tempo si trovavano nel presbiterio della chiesa di Sant'Antonio Abate.
Di notevole interesse storico la lapide sepolcrale con l’iscrizione che ricorda la sepoltura di Cornelio Bianchi e di sua moglie Elisabetta. La lapide proviene dalla chiesetta di San Benedetto, ora non più esistente, che fu edificata intorno alla metà del XVI sec., sulle omonime colline, che portano a Bassano, proprio da Cornelio Bianchi, un facoltoso medico veneziano.

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